L’importanza di avere un logo responsive
Mai sentito parlare di loghi responsive? Molte aziende oggi (dalle multinazionali alle piccole imprese) stanno capendo l’importanza di adattare e rendere coerente la propria immagine ad ogni supporto disponibile. In un mondo in cui gli schermi sono disponibili in tutte le forme e dimensioni, adattare il proprio logo non può significare solo ingrandire o rimpicciolire. C’è bisogno di loghi responsive che possano rendere elegante ed efficiente l’utilizzo di qualsiasi porzione dello schermo pur rimanendo efficaci e riconoscibili.
L’intoccabilità storica dei loghi
La vera cosa da scardinare, è l’approccio al design avuto fino ad oggi. Per decenni, l’identità aziendale è stata vista come qualcosa di sacro, basandosi sull’idea che un marchio debba essere riconoscibile in quanto sempre uguale: dalla pubblicità in tv al cartellone stradale, un logo non deve essere toccato, adattato o modificato. Inutile dire che, oggi come oggi, questo ragionamento non ha più senso.
Pensiamo ad Adidas, Nike o Puma. La verità è che chiunque sarebbe in grado di riconoscere questi brand, sia nella loro versione testuale, che grafica, che nella combinazione delle due. La concezione storicamente “sacra” che vuole il logo di un’azienda come una forma rigida, che non deve mai cambiare, sta lasciando il posto a una maggiore libertà. Proprio come gli umani, anche i loghi non hanno lo stesso aspetto ogni giorno. Non devono avere paura di evolversi e adattarsi al contesto.
Come creare un logo responsive
Ci sono molti modi in cui un designer può rendere un logo responsive. Ma il più semplice ed intuitivo è sicuramente quello di partire dal logo principale, analizzare gli elementi da cui è composto, e spostare o utilizzare più o meno di questi elementi via via che l’orientamento dello schermo cambia o lo spazio diventa più grande o più piccolo. Il più delle volte non c’è da inventare niente di nuovo, solamente sfruttare al meglio quello che già c’è.
Un’altra tecnica può essere quella di mantenere l’aspetto e la composizione principale del logo, andando però a togliere dettagli e riprogettandone la struttura man mano che la dimensione del logo si riduce, mantenendolo così visibile, piacevole e riconoscibile anche sugli schermi più piccoli. Anche l’animazione può giocare un ruolo importante: pensiamo solo ad una pagina di caricamento del sito (quella in cui di solito appare il classico “cerchietto” di buffering) o ad un video emozionale. In questi contesti, avere un logo in grado di essere animato può davvero fare la differenza in ottica di brand-awareness.
Less is more!
A parte l’ovvietà psicologica, secondo la quale il cervello umano ricorda molto meglio le figure semplici e immediate rispetto alle composizioni complesse, anche il tempo in cui viviamo porta in questa direzione. Gli utenti (ovvero la gente) sono sempre più pigri, prestano sempre meno attenzione ed è quindi necessario semplificare e proporre loghi che siano facili da capire e adatti al mobile.
Togliere più che aggiungere, semplificare, rendere i loghi più lineari ed accessibili è il primo passo. Una strada intrapresa già da molti colossi del digital come Google, Facebook ed Instagram, che hanno notevolmente ridotto la “complessità” dei loro loghi. Una volta reso accessibile un logo poi, sarà anche molto più facile renderlo responsive e farlo adattare al meglio al contesto in cui si trova.
Questo articolo prende spunto da Responsive Logos, interessantissimo esperimento proposto dal designer inglese Joe Harrison. Tutti i diritti delle immagini a lui riservati.